Introdurre foglietti illustrativi “in rosa” per adeguare la presentazione degli effetti collaterali dei farmaci anche alla salute delle donne. Le donne consumano più farmaci degli uomini e sono colpite con maggiore frequenza (da 1,5 a 1,7 volte) e in maniera più pesante dagli effetti collaterali dei farmaci. Secondo i più recenti dati Istat l’8,3% delle donne italiane denuncia un cattivo stato di salute contro il 5,3% degli uomini. “Attuare la Medicina di genere significa assicurare migliore salute a tutti, uomini e donne, adulti e bambini, significa raggiungere l’appropriatezza preventiva e terapeutica declinata nel genere. Naturalmente dobbiamo chiedere ai decisori di rivedere le politiche sociali per la donna”, afferma Flavia Franconi, presidente del GISeG. “Questa ricerca, che ha coinvolto specialisti e decisori sanitari, incoraggia la svolta di genere nella sanità italiana: il sistema sanitario si mostra consapevole e pronto ad adottarne i principi”. Ma quali sono in concreto le richieste degli operatori? Circa il 90% degli intervistati reputa necessario introdurre la Medicina di genere nei percorsi universitari e formare ad hoc gli operatori e circa il 70% si aspetta che nei prossimi 5 anni vengano modificate, tenendo conto dell’approccio di genere, non solo le linee guida vigenti, ma anche i foglietti illustrativi e le schede tecniche dei farmaci. Dalla ricerca emerge inoltre che l’85% degli intervistati ritiene necessari investimenti da parte dell’industria in progetti dedicati.
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